“Senz’altro è un passo avanti perché applicare il dpcm sui tempi determinati e anche attivare la concorsualità prevista ancorché limitata al 50% di concorso riservato per i tempi determinati e applicare anche le previsioni dell’ultima legge di stabilità sui precari atipici è senz’altro un passo avanti. Però con i numeri non ci siamo. Mi rendo conto che c’è uno sforzo anche di tipo economico, ma circa 2mila tra medici e infermieri non sono le esigenze del percorso di stabilizzazione: siamo intorno ad un terzo del fabbisogno”. Così il presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Giuseppe Lavra, interpellato dall’agenzia Dire sul nuovo piano assunzioni della Regione Lazio che prevede la stabilizzazione per 1.269 precari (tra medici e infermieri) e nuovo concorso per 645 persone.
“I precari medici- prosegue Lavra – tra tempo determinato e atipici sono precari due volte, perché almeno i tempi determinati sono precari solo perché sono appunto a tempo determinato e non indeterminato, mentre i precari atipici sono precari anche perché non hanno un contratto di riferimento e questo è assolutamente inaccetabile, oltre che poco aderente ad un percorso di civiltà”. Secondo Lavra il piano di assunzioni della Regione Lazio è “meglio che niente- sottolinea- ma se c’è la necessità di sistemare 1.800 persone e ci si organizza per stabilizzarne un terzo siamo lontani da quelle che sono le previsioni della norma, che prefigura invece la possibilità di stabilizzarne almeno la metà. Per questo non può essere soddisfacente, anche se positivo”.
Aggiunge il presidente dell’Omceo Roma: “Ci sono problematiche anche in merito alla ricognizione, per cui ho avuto lamentele da più parti: fondamentalmente mi si è fatto notare che le ricognizioni che sono state adottate nell’ambito delle aziende sanitarie sono state abbastanza approssimative e poco curate in molte realtà. C’è malcontento, quindi, e ancora non ci si sente pienamente soddisfatti da questo percorso che, pur essendo positivo, non è adeguato”.
Per Lavra c’è dunque bisogno di “produrre uno sforzo di più nel renderci conto che molti precari che vivono quella condizione, alcuni anche da decenni, non si possono più tenere fuori ancora per lungo tempo da un percorso di stabilizzazione. Nel frattempo anche i precari hanno da anni dato non poco al servizio sanitario regionale, per questo penso che bisognerà produrre uno sforzo maggiore per sanare questa situazione- conclude- che è diventata sempre meno sostenibile”. (Fonte: Dire)