L’indagine vede coinvolti, per ipotesi di assenteismo e truffa mediante false attestazioni, medici, infermieri ed ausiliari, in servizio presso una Unità Operativa dell’Ospedale “Belcolle”. Le principali irregolarità riguardano le timbrature dei cartellini, con successivo allontanamento, di dipendenti e dirigenti, ovvero la vidimazione effettuata da altra persona, in spregio alla legge ed ai regolamenti di servizio interno.
Furbetti del cartellino ma non solo, oltre ad assentarsi falsamente dal lavoro, alcuni dipendenti infedeli cercavano di ottenere indebite maggiorazioni dello stipendio anche in giornate in cui erano assenti dal posto di lavoro. Queste alcune delle ipotesi di accusa per cui la Guardia di Finanza di Viterbo ha notificato nr. 23 provvedimenti di conclusione indagine-avvisi di garanza ed una misura cautelare di sospensione dal servizio per reati di falso e truffa ai danni dello Stato.
I provvedimenti, emessi dalla locale Procura della Repubblica diretta dal Dott. Paolo Auriemma, riguardano “ipotesi di assenteismo e truffa mediante false attestazioni di medici, infermieri ed ausiliari in servizio presso una Unità Operativa dell’Ospedale “Belcolle” di Viterbo. L’indebita percezione è stata quantificata per un importo complessivo pari ad 1,3 milioni di euro”.
L’attività trae origine da appostamenti e pedinamenti svolti, in un primo momento di iniziativa, dai militari del Nucleo Pt di Viterbo, che hanno consentito di individuare comportamenti irregolari di personale sanitario del nosocomio viterbese, che facevano “falsamente risultare la propria presenza sul posto di lavoro in concomitanza con lo svolgimento di altri impegni personali”.
Successivamente, la Procura della Repubblica di Viterbo, autorizzava le indagini tecniche di videosorveglianza mediante l’istallazione di telecamere, collocate in prossimità degli strumenti di timbratura dei cartellini magnetici per la rilevazione delle presenze. Tali accertamenti, particolarmente complessi a causa della possibilità, da parte dei dipendenti A.S.L., di timbrare il badge in diverse postazioni della struttura, sono stati incrociati con gli esiti dell’attività di pedinamento e di analisi dei tabulati telefonici ed hanno consentito di monitorare con precisione tutte le effettive presenze e gli spostamenti del personale durante l’orario di lavoro. L’illecito contestato è la truffa aggravata ai danni dello Stato.
Le principali irregolarità riguardano “le timbrature dei cartellini, con successivo allontanamento, di dipendenti e dirigenti, ovvero la vidimazione effettuata da altra persona, in spregio alla legge ed ai regolamenti di servizio interno. Una pratica tristemente diffusa per alcuni dipendenti, i quali si adoperavano per coprire altri colleghi che restavano a casa o si dedicavano ad altri impegni familiari, pur risultando regolarmente sul posto di lavoro, come il caso di una dipendente intenta a fare spese durante l’orario di ufficio o di un’altra impiegata dedita ad assistere ad una recita di Natale. Mediamente, sono state esaminate oltre 1000 posizioni giornaliere”.
Le indagini del Nucleo di Polizia Tributaria di Viterbo, coordinate dal P.M.Paola Conti si sono poi concentrate anche su ulteriori gravi condotte, poste in essere da alcuni “dipendenti infedeli per ottenere indebite maggiorazioni dello stipendio anche in giornate in cui erano assenti dal posto di lavoro. Attraverso l’incrocio di documenti acquisiti presso l’A.S.L. di Viterbo e la Regione Lazio è stato, infatti, possibile ricostruire l’ammontare di indennità accessorie indebitamente percepite, negli ultimi 5 anni, da personale medico ed infermieristico in servizio presso tale Unità Operativa, che prevede anche l’assistenza domiciliare del paziente, per prestazioni di fatto mai realizzate”.
In dettaglio, la frode è stata posta in essere attraverso “false attestazioni, mediante le quali n. 12 indagati, tra medici ed infermieri, hanno indebitamente percepito indennità accessorie allo stipendio per prestazioni domiciliari effettuate in giorni di assenza dal lavoro, oppure gonfiate nella quantità del servizio reso, ovvero effettuate ma rendicontate anche a favore di terzi che non avevano partecipato all’intervento domiciliare, per un importo complessivo pari ad 1,3 milioni di euro”.
La Finanza infine, rimarca che gli accertamenti svolti dalle Fiamme Gialle, sono stati eseguiti anche “grazie al fattivo e costante dialogo con la Direzione Generale della A.S.L. di Viterbo, che ha da subito posto in essere ogni forma di collaborazione volta a fare piena luce sugli eventi, anche al fine di tutelare tutto il personale sanitario che svolge silenziosamente e con sacrificio il proprio lavoro nel rispetto delle regole”. (Fonte: Quotidiano Sanità)