Pronto soccorso, una situazione da codice rosso |
Allarme per i tagli alla sanità da Regione, Ordine dei medici e sindacati. Previsti per il Lazio il taglio del 19,9% dei posti letto ospedalieri, 2.500 licenziamenti di personale sanitario e blocco del turn over di Daniele Piccini |
Un’emergenza da codice rosso incombe sui Pronto soccorso di Roma e del Lazio. Entro il prossimo 30 novembre dovranno diventare effettivi i tagli previsti dal decreto 95 del 2012, meglio noto come quello sulla «spending review». Per il Lazio la riduzione di spesa dovrà essere pari a 1.600 milioni di euro nel 2012, 2.800 nel 2013 e altri 3.000 a decorrere dal 2014. Traducendo in termini di servizi il linguaggio dei bilanci, significherà il taglio del 19,9% dei posti letto regionali (tra i 600 e gli 800), 2.500 licenziamenti di personale sanitario e blocco del turn over: non si potrà né rinnovare i contratti precari né ricorrere ad assunzioni straordinarie. Come contromossa, mercoledì il Consiglio regionale del Lazio ha approvato, a larghissima maggioranza, un ordine del giorno che dà mandato alla presidente della Regione, Renata Polverini, «di porre in essere tutte le iniziative necessarie nei confronti del governo e del parlamento, e finanche a livello di impugnativa costituzionale, per dimostrare l’insostenibilità economica e sociale e l’inefficacia della “spending review”». Da Twitter, il vice presidente della Regione, Luciano Ciocchetti, ha suggerito di chiedere qualche sacrificio in più alle classi abbienti: «La “spending review” nel Lazio rischia di deprimere le energie che stanno lottando contro la crisi. Chiediamo di più ai ricchi, ma basta tagli. Perdere posti di lavoro e colpire le fasce più deboli non può e non deve essere la soluzione. Serve introdurre, per esempio, una patrimoniale vera e un sistema di compartecipazione alla sanità per redditi alti. Chi guadagna cifre superiori o intorno ai 100mila euro all’anno, può partecipare alla spesa sanitaria». Alle parole di Ciocchetti fanno eco quelle del direttore generale della Asl Roma C, Antonio Paone: «La Giunta regionale riceve questo colpo mortale proprio mentre stava per raccogliere i frutti di due anni di riordino dei bilanci. Ora i Pronto soccorso subiranno un incremento delle richieste di prestazioni dovuto al taglio dei posti letto negli ospedali: non potendo essere smistati nei reparti, i malati stazioneranno nei Pronto soccorso. Il problema – incalza Paone – è che mancano strutture intermedie. La “spending review” non tiene conto di ciò che nel Lazio si è fatto negli ultimi due anni. Serviva invece una pianificazione seria di quanto ancora resta da fare». Roberto Lala, presidente dell’Ordine dei Medici di Roma, analizza con maggiori dettagli lo stato di emergenza dei Pronto soccorso della Capitale: «Soffrono di un doppio collo di bottiglia. Da un lato non ce la fanno a smaltire gli accessi a causa di una istituzionale mancanza di personale che non riesce a dividere le persone nei vari reparti. Dall’altro, nei reparti ospedalieri mancano i letti e i malati stazionano nei corridoi dei Pronto soccorso. I tagli vanno fatti, ma con criterio. Si possono anche chiudere i piccoli ospedali, ma solo dopo aver programmato una strategia per mantenere i livelli di assistenza. Alla base di tutto – denuncia Lala – credo ci sia l’intenzione di andare verso una privatizzazione sfrenata. Nelle strutture private non ci sono mai lunghe liste di attesa, perché sono frequentate solo da persone abbienti, e ormai i più rinunciano a curarsi: il diritto alla salute così viene leso continuamente». Le parole di Pina Onotri, segretario organizzativo regionale del Sindacato Medici Italiani-Lazio, suonano infatti come un canto funebre sul feretro del sistema sanitario nazionale: «Se non ci sarà un correttivo sarà un disastro. In un incontro con i vertici della Regione ci è stato riferito che, in base alla “spending review”, i posti letto dovranno passare da 4,5 a 3,5 per ogni mille abitanti. Questo avrà ripercussioni anche sui Pronto soccorso. Quest’anno la Regione ha assunto 158 precari, medici e amministrativi, ma se le previsioni si confermeranno non ne potrà assumere più per chissà per quanto tempo. I tagli lineari smantelleranno ancora di più il sistema pubblico. Ormai solo gli esenti, per malattia o reddito, si curano in strutture pubbliche, chi può si rivolge al privato. In questo modo non solo il settore pubblico viene tagliato dallo Stato, ma non riesce più ad autofinanziarsi. I ticket sono costosi e le strutture private propongono prezzi concorrenziali. Credo – conclude Onotri – che dietro tutto ci sia l’intenzione di smantellare il servizio sanitario nazionale e puntare sul privato, attorno al quale gravitano molti interessi». |