Ennesima aggressione ai danni di una dottoressa di turno in una sede di Continuità Assistenziale. Questa volta è accaduto a Trecastagni (nel Catanese) dove, come riportato dai recenti fatti di cronaca, un giovane italiano è entrato nell’ambulatorio e, con la scusa di farsi curare, ha aggredito e poi violentato la guardia medica in servizio. Il giovane è stato immediatamente arrestato dai carabinieri della compagnia di Acireale.
Un fatto gravissimo, puntualmente denunciato anche dalla delegazione sindacale del Sindacato Medici Italiani (SMI): circa il 90% dei camici bianchi del Ssn, infatti, ha dovuto subire violenze verbali e anche fisiche. In prima linea: pronto soccorso, guardia medica, 118, Sert, ma anche medici di famiglia. Secondo Pina Onotri, segretario generale SMI: «Serve un Tavolo nazionale, Governo, sindacati e Regioni, per la messa in sicurezza della sanità pubblica, strutture e personale. Ma serve anche una legge che tuteli i medici come pubblici ufficiali».
E’ stata espressa solidarietà e sostegno per la collega vittima del terribile abuso, anche da tutta la Segreteria Regionale Smi-Lazio. «Nell’apprendere la notizia, con grande sconcerto e coinvolgimento emotivo, voglio esprimere piena solidarietà e sostegno morale alla nostra collega che ha subìto una terribile violenza, rischiando la propria vita nello svolgimento di un servizio pubblico fondamentale per la tutela della salute», afferma Ermanno De Fazi, vicesegretario dello SMI-Lazio.
«Quanto accaduto», prosegue De Fazi, «non fa altro che riportare alla luce problemi irrisolti a cui sono quotidianamente esposti i medici di Continuità Assistenziale (ex Guardia Medica): scarsa sicurezza e sorveglianza nelle sedi di lavoro, isolamento lavorativo, (in contrasto con gli emergenti obiettivi nazionali e regionali di integrazione dei vari servizi afferenti alla Medicina Territoriale), insufficiente numero di medici incaricati rispetto al reale fabbisogno».
Infine, secondo Ermanno De Fazi, è auspicabile che i risvolti umani e professionali di questa vicenda «risveglino la giusta attenzione, a livello sociale e politico, per un settore della Medicina Generale che merita non solo una riqualificazione, ma maggiori investimenti e risorse al fine di migliorare la qualità delle condizioni di lavoro ed offrire gli strumenti organizzativi e funzionali necessari al raggiungimento di quegli obiettivi di salute pubblica a cui tutti i medici di Continuità Assistenziale non si sono mai sottratti, con grande spirito di abnegazione».
Parole di solidarietà anche da Cristina Patrizi, responsabile Area Convenzionata Smi-Lazio: «Sono notizie che ci addolorano profondamente», ribadisce la Sindacalista. «E’ tempo di agire concretamente attraverso un forte coinvolgimento nazionale di tutte le organizzazioni sindacali mediche, per porre fine a drammatici, ripetuti e odiosi episodi di violenza sui medici e sulle donne medico, con atti normativi e contrattuali concreti e tempestivi».