Come indicato nel Verbale di Riunione del 21 dicembre scorso, in data 22 gennaio si è svolto in Regione il previsto incontro sulla Continuità Assistenziale (CA), convocato dalla Direzione Regionale Salute e Politiche Sociali – Area Risorse Umane (con Prot. n. 9801 del 09/01/2018), avente come ordine del giorno la “Discussione delle problematiche inerenti le attività di Continuità Assistenziale”.
L’obiettivo principale delle organizzazioni sindacali, inizialmente non del tutto condiviso dalla parte pubblica, è stato quello di proporre, dopo ben dodici anni, la stesura di un nuovo Accordo Integrativo o, quanto meno, una rielaborazione del precedente che potesse condurre il settore verso una auspicabile riqualificazione organizzativa, funzionale e professionale.
La delegazione dello SMI-Lazio era costituita da Ermanno De Fazi, vicesegretario, Maria Teresa Muraca, segretario organizzativo, Luca Gaudioso, responsabile regionale della CA e Luca Bartolomucci, responsabile aziendale di CA, i quali hanno esposto in forma sintetica la descrizione di alcuni elementi ritenuti di maggiore rilevanza per la negoziazione e contrattazione.
Sulla base di quanto disposto dal vigente ACN 2009, la cui normativa è in rapporto coordinato e funzionale con l’Accordo Integrativo Regionale del Lazio (21 aprile 2006, n. 229), la delegazione SMI ha proposto in discussione i seguenti punti:
1) Valutare l’incompletezza delle piante organiche nelle varie sedi di CA, derivante dal mancato raggiungimento del rapporto ottimale, con conseguente sofferenza e maggior aggravio di lavoro per i medici in servizio, nonché il rispetto della normativa nazionale sulla tutela e sicurezza dei luoghi di lavoro;
2) Prevedere per i medici con doppio incarico di CA e AP, al raggiungimento del limite di 650 assistiti, la possibilità di rinunciare su base volontaria all’acquisizione di ulteriori scelte;
3) Regolamentare l’attività ambulatoriale attualmente svolta nelle sedi di CA ritenute idonee, in attuazione dell’art.67, comma 3, del ACN 2009 e secondo quanto già previsto per gli Ambulatori di Cure Primarie compresa l’informatizzazione delle sedi;
4) Ridefinire ruolo e incarico al Coordinatore di sede, attribuendo ulteriori 4 ore di attività mensili per le attività istituzionali (ACN 2009, art.65, comma 2 e AIR 2006, art. 40);
5) Rendere congruo il numero dei medici reperibili, per ogni turno, rispetto a quelli in servizio;
6) Attribuire i rimborsi chilometrici ad ogni ora di effettivo servizio svolto e la quota di straordinario su tutte le ore eccedenti le 108;
7) Attuare gli obiettivi regionali, indicati nel verbale di riunione del 6 dicembre 2016, in materia di “modalità per l’assegnazione degli incarichi a tempo indeterminato per il personale medico delle Centrali di Ascolto, fermo restando l’invarianza della spesa”;
8) Cessare, alla firma del presente AIR, la fase di sperimentazione degli Ospedali di Comunità attivi sul territorio della Regione Lazio e riconoscere le stesse strutture come strumento organico della Continuità Assistenziale.
Quanto richiesto può senz’altro rappresentare per la regione Lazio, sul piano politico e sociale, un innalzamento del profilo professionale ed una maggiore integrazione territoriale del Servizio di Continuità Assistenziale con gli altri protagonisti delle Cure Primarie.
Da parte della Segreteria SMI-Lazio vi è la consapevolezza che la parte pubblica, nel mantenere fede agli impegni assunti con l’ultimo DCA, dovrà valutare la sostenibilità economica dell’intera operazione come un vero e proprio investimento, per un miglior soddisfacimento della domanda di salute nel territorio e per ricondurre anche le attività di quest’area della Medicina Generale ai doverosi criteri di appropriatezza clinica e organizzativa. La prossima riunione è prevista per il prossimo lunedì 12 febbraio.
* Per ulteriori approfondimenti, leggi l’articolo: “Ecco perché abbiamo firmato”.
Ermanno De Fazi
Vice Segretario SMI-Lazio