Servizio Sanitario Nazionale non più sostenibile?

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo

 
Un commento alle parole del Presidente Monti sulla non sostenibilità del SSN nel medio-lungo termine, nell’ottica dei nuovi orientamenti europei in materia di diritto societario.
 
di Ermanno De Fazi
 
La consultazione pubblica promossa dalla Commissione europea sul futuro del diritto pubblico si è conclusa nel luglio di quest’anno, portando a nuove riflessioni sul ruolo del diritto societario europeo nella costituzione del mercato unico in un contesto economico in continua evoluzione.
Uno dei temi di primaria importanza è apparso quello legato alla “mobilità transfrontaliera” delle società. Dopo che la Corte di Giustizia europea ha affermato e consolidato il principio della libertà di stabilimento (una delle recenti sentenze si riferisce ad una vicenda di trasformazione transfrontaliera di una società di diritto italiano in un’altra di diritto ungherese), tenuto conto dell’orientamento giuridico prevalente in materia di diritto commerciale, si profila un chiaro passaggio normativo che faciliti il trasferimento della sede sociale da uno Stato membro ad un altro, senza che questo comporti lo scioglimento e la nuova costituzione della società. Di certo, ciò faciliterebbe sia le piccole che le medie imprese nell’ottenere maggiori opportunità del mercato (fonte: C. Tedeschi, “Dal diritto societario un incentivo alla crescita, Il Sole 24ore 30 luglio 2012). 
Credo che salti subito alla mente la possibilità di applicare siffatte soluzioni di mercato anche ai servizi sanitari, pubblici o privati che siano, e che la ricerca di nuovi fondi a cui ha fatto riferimento il Presidente Monti – in evidente chiave europeistica – includa tale possibilità. Non solo si rischia l’inclusione di soggetti privati nell’ordinamento sanitario pubblico italiano, ma si avvicina concretamente la reale e stabile “intrusione” di capitali esteri e di soggetti giuridici privati europei.
Allora, prima di cimentarci nella ricerca di nuovi modelli aggregativi, funzionali e strutturali, per l’intero comparto delle cure primarie, nel tentativo di escludere i privati dal SSN italiano, dovremmo rivedere i rapporti che l’attuale convenzione per la MG ha sviluppato con atti legislativi nazionali ed europei fin qui ignorati dalla classe medica, che di fatto hanno modificato in senso peggiorativo la capacità negoziale e contrattuale dell’intera area medica, espropriandola del diritto alla partecipazione attiva, alla costruzione e alla evoluzione delle strutture organizzative sanitarie.