Il Sindacato Medici Italiani del Lazio (SMI), esprime forte contrarietà sia nel merito che nel metodo con cui la ASL di Latina, (ed in particolare le CAPD (Commissione per l’Appropriatezza Prescrittiva interdistrettuale), ha gestito la valutazione delle prescrizioni ritenute improprie effettuate dai medici di Assistenza Primaria di tutta la provincia di Latina nel corso dell’anno 2018.
Come primo punto non è stato tenuto in considerazione se il medico fosse nella sua attività prescrittiva complessiva un normospendente o meno, così come risultante nei report di appropriatezza prescrittiva periodicamente e singolarmente inviati dall’Azienda sulla spesa netta procapite. Né sono state spesso ritenute valide le controdeduzioni fornite dai colleghi a giustificazione delle loro aumentate prescrizioni. Purtroppo sono stati adottati dei parametri di valutazione che non erano stati precedentemente resi noti alla quasi totalità dei medici, i quali non sono stati messi nella condizione di avviare da subito una modalità prescrittiva virtuosa.
Infine, a conclusione di tutto l’iter di analisi, i medici di medicina generale ritenuti responsabili di una eccedenza prescrittiva rispetto ai parametri stabiliti dalle CAPD, hanno ricevuto come unica risposta ufficiale alle controdeduzioni fornite, piuttosto che un monito o un sollecito a correggere determinate inappropriatezze, una lettera per sola conoscenza, relativa alla comunicazione inoltrata dallaCAPD alla Direzione Generale al fine di adottare un provvedimento di rimborso del costo del farmaco indebitamente prescritto.
Altri elementi di disappunto evidenziati da SMI Lazio sono state le difficoltà di scambio di informazioni mediante la posta elettronica certificata tra medici ed Azienda e la inopportuna risonanza mediatica della vicenda avvenuta con discutibilissimi articoli di giornale apparsi sulla stampa locale. A nostro avviso le CAPD interdistrettuali, in virtù del proprio ruolo tecnico, prima di informare i medici dell’avvio del procedimento di rimborso, avrebbero dovuto sin da subito rapportarsi e confrontarsi con le strutture della Asl aventi ruoli politici, quali le UCAD e il Comitato Aziendale per laMedicina Generale, senza innescare un cortocircuito in cui sono purtroppo prevalse le logiche punitive, in una sorta di incontestabile presunzione di colpevolezza.
Lo SMI Lazio auspica, in primis, che la ASL di Latina decida di non adottare il provvedimento di richiesta di rimborso, anche al fine di evitare sgradevoli contenziosi legali (su cui la stessa Corte di Cassazione si è già più volte espressa in modo consolidato a vantaggio del prescrittore) e che si riprenda ad utilizzare un approccio collaborativo e di dialogo con precisi obiettivi di controllo e rientro della spesa farmaceutica come definiti dagli indicatori di appropriatezza farmaceutica stabiliti dalla Regione Lazio, a cui i singoli medici possono da subito iniziare a prestare la necessaria attenzione.
Necessaria, infine, una condivisione costante dell’attività di controllo e analisi svolta dalle CAPD con le altre strutture aziendali quali le UCAD distrettuali ed il Comitato Aziendale per la Medicina Generale al fine di meglio armonizzare e integrare le varie competenze.
Luigi Martini, Segretario Aziendale Asl Latina
Gian Marco Polselli, Segretario Regionale Smi Lazio
Franco Porcelli, Vice Segretario Aziendale Asl Latina