Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per il comparto sanità e per la dirigenza sanitaria: “Quello che doveva esserci nel nuovo contratto e non c’è!”
Dichiarazione di Fabiola Fini, Vice Segretario Nazionale Sindacato Medici Italiani (SMI)
Roma, 27 mar. – “Poco sul benessere organizzativo, sulla certezza applicativa dei contratti decentrati perché non ci sono le relative sanzioni per le aziende sanitarie che non li applicano. Le relazioni sindacali sembrano essere, ma non da oggi, sempre più ridimensionate” così Fabiola Fini, Vice Segretario Nazionale Sindacato Medici Italiani (SMI) sulla riunione di domani presso ARAN in merito alla trattativa del contratto per il comparto sanità e per la dirigenza sanitaria.
“Il Ministro delle Salute, Orazio Schillaci si deve preoccupare delle aziende sanitarie e ospedaliere che coprono i servizi con i medici gettonisti pagandoli a prezzo di mercato, ma non basta indignarsi, servono risorse adeguate nel CCNL per rendere la professione ospedaliera appetibile in modo da rendere partecipati i concorsi banditi”.
“I tanti errori negli anni passati, gli interventi politico-legislativi errati hanno eroso ed indebolito il S.S.N causandone l’impoverimento economico, un collasso organizzativo, una forte demotivazione del personale dipendente delle Aziende Sanitarie e la fuga del personale con abbandoni anticipati o verso altri paesi europei, o verso la libera professione nel privato maggiormente remunerativa e garante di un migliore rapporto lavoro- vita privata. Non si tratta di valutazioni filosofiche, ma di numeri che parlano chiaro in merito alla forte sterzata verso la sanità privata che in questi anni è stata fatta”.
“Se analizziamo, infatti, i dati riportati nell’Annuario Statistico del Servizio Sanitario Nazionale del Ministero della Salute del 2021 vediamo come l’assistenza ospedaliera si è avvalsa di 995 istituti di cura di cui il 51,4% pubblici ed il rimanente 48,6% privati accreditati, il 52,5% degli ospedali, secondo questi dati è dotato di un dipartimento di emergenza urgenza ed il 67,8% di un centro di rianimazione, l’attività assistenziale specialistica ambulatoriale nella struttura pubblica ha rappresentato il 39,6% contro il 60,4% nelle strutture private accreditate, l’assistenza riabilitativa (ex art.26) il 21,8% nella struttura pubblica contro il 78,2 % nelle strutture private accreditate, di fronte a questi numeri come si fa a non pensare che di fatto si sta smantellando il sistema sanitario pubblico? Non solo dal 2016 al 2021 è evidenziato, come risulta nell’annuario statistico, un andamento decrescente sia del numero delle strutture di ricovero pubbliche (-0,9%)sia nel numero delle strutture private accreditate (-0,3%), per non parlare che l’Italia è l’unico Paese OCSE in cui i salari sono diminuiti rispetto al 1990 mentre in Francia e Germania aumentavano di quasi un terzo nel 2020”.
“Vorremmo dire basta a scelte demagogiche e all’attuale distorsione del sistema italiano che porta di fatto ad uno sfruttamento del lavoro e ad un welfare sostenuto dalla fiscalità generale prevalentemente legata a ciò che versano i lavoratori dipendenti che non potrà più reggere, se non si fanno investimenti sul personale, se non si interviene sul costo del lavoro in maniera incrementale.
Ci chiediamo, inoltre, come possa un governo varare un sistema di detassazione legata alla produttività del settore privato e non applicarlo al settore pubblico realizzando di fatto una concorrenza sleale tra sanità pubblica penalizzata e sanità privata e senza pensare alle possibili conseguenze che questa scelta comporterà nel medio-lungo termine?
Essere medici, del settore dell’emergenza-urgenza inoltre, è sempre meno attrattivo per il notevole rischio clinico, ma anche per il fenomeno sempre più frequente di aggressioni al personale dei Servizi pubblici a fronte di un percorso formativo assai faticoso che impegna per oltre un decennio, per una qualità percepita che non soddisfa più le aspettative del cittadino e chi può abbandona in particolare il Pronto Soccorso , andando anticipatamente in pensione o trasferendosi verso settori meno stressanti o con migliori retribuzioni economiche. I contratti delle scuole di specializzazione in Medicina d’ Emergenza-Urgenza non vengono assegnati per carenza di domande e i concorsi per dirigente medico di pronto soccorso e 118 vanno addirittura deserti. I cittadini hanno necessità, invece, di un Servizio Sanitario Nazionale efficiente ed efficace nella sua globalità, ospedaliera e territoriale ed in particolare di un Sistema di Emergenza-Urgenza, preospedaliero ed ospedaliero, che superi la progressiva inefficienza ed iniquità che si sta verificando da alcuni anni a questa parte.
Riteniamo che sia necessaria una riforma del Servizio Sanitario Pubblico che riporti al centro il cittadino con particolare attenzione ai più fragili e che superi l’attuale deriva verso forme di assistenza che non garantiscano il giusto, equo ed universalistico diritto alle cure, che riporti il medico ad una professione che attiri i giovani, non faccia fuggire i vecchi non renda eroi, ma neppure vittime sacrificali di un servizio inefficiente, che non soddisfa le aspettative dei cittadini”.
Ufficio Stampa