L’ Ordine dei Medici di Roma ha promosso un ampio sondaggio tra i medici (mediante inviti via posta, email e sms) per raccogliere informazioni sul precariato medico.
I risultati sono stati presentati presso una sala del Campidoglio, concessa dal Comune di Roma, il 25 giugno scorso, previo invito a presenziare inviato a numerosissimi medici della provincia.
Una riunione interessante, anche se in modo un po’ "anomalo"…
La cronaca di un nostro iscritto. Mi sono recato, il 25 giugno 2008, nella sala Carroccio del Campidoglio per assistere ad un incontro, organizzato dall’ Ordine dei Medici di Roma in collaborazione col Comune, sulla precarizzazione del lavoro medico.
L’ argomento era intrigante, di grande interesse, avevo partecipato ad un sondaggio sull’ argomento, poi ero stato sollecitato a venire da sms ed email da parte dell’ Ordine.
Come resistere?
In verita’ all’ inizio mi sono sentito un po’ deluso: escludendo gli addetti ai lavori, organizzatori e fratelli-di-carica potevano esserci 20-30 partecipanti. Per fortuna la sala e’ piccola e si riempie facilmente.
Il Presidente dell’ Ordine ci chiarisce subito che la scarsezza di partecipanti e’ dovuta al fatto che sono stati invitati solo i giornalisti. Ma allora tutti i colleghi che hanno ricevuto l’ invito per posta, per email o per sms sono tutti giornalisti? Mah!
Ma non sottilizziamo, andiamo avanti.
Il Presidente esordisce con la consueta eloquenza, con una lunga introduzione a tutto campo sui problemi della medicina moderna, spaziando in ogni ambito senza risparmio. Poi altre doverose chiacchierate di prammatica da parte di questo e di quello, baci e abbracci tra tutti.
Attendiamo con pazienza, e andiamo avanti.
Si entra finalmente nel vivo dell’ argomento: la precarizzazione del lavoro medico.
L’ Ordine, viene premesso, ha effettuato un ampio sondaggio sull’ argomento inviando via email un questionario.
A quanti medici?
Quante le risposte?
Quale percentuale degli interpellati ha poi aderito?
Non viene specificato. Certo, chi ha studiato un briciolo di statistica sa bene come questi dati siano fondamentali, sia per valutare la “potenza statistica” dei risultati (e quindi la loro attendibilita’) che per analizzare eventuali fattori causali o interferenti.
Ma lasciamo correre, e andiamo avanti
Una serie di grafici e tabelle, di non facile lettura e invero un po’ ambigue nelle fonti dei dati e nelle tecniche di estrapolazione, ci illustrano che il 75% dei medici a dieci anni dalla laurea e’ disoccupato, e che tale percentuale e’ aumentata di venti punti negli ultimi anni.
“Caspita!” mi dico.
Poi mi chiarisco che in queste tabelle anche gli specializzandi sono compresi tra i disoccupati. Ma percepiscono uno stipendio, e hanno inibizione di legge alla libera professione; non e’ detto che sia il lavoro a mancare, magari sono i medici che non possono accettarlo.
Ma cerchiamo di capire meglio: forse parlando di “disoccupati” si intende in realta’ parlare di “medici senza contratto con il SSN”. Alzo la mano per chiedere una definizione piu’ precisa: chi sono i medici disoccupati? Chi sono i “precari”?
Mi si informa che non si possono porre domande e non ci sara’ dibattito pubblico, perche’ il Presidente si e’ gia appartato ed ha gia’ conferito con i giornalisti in separata sede, e tanto basta.
Francamente se ne sono accorti in pochi…
Ma pazientiamo ancora, e andiamo avanti…
Nel frattempo faccio una serie di considerazioni: e’ presumibile che al questionario ordinistico sul precariato abbiano risposto soprattutto i maggiori interessati (i precari) e i piu’ esperti in telematica (i giovani).
E’ molto probabile che invece i medici “sistemati” si siano astenuti dal rispondere, per mancanza di interesse sull’ argomento.
E quali sono i parametri secondo cui un medico puo’ essere definito “precario”?
Forse gode di tale qualifica qualunque medico che non abbia un contratto (di dipendenza o di convenzione) con il SSN o strutture collegate?
Ma allora, per fare un esempio, va considerato precario anche un dentista libero-professionista o un chirurgo plastico che magari guadagna dieci volte di piu’ di un convenzionato? E un ecografista, un cardiologo, un chirurgo che operino in rapporto di libera professione sono stati calcolati tra i precari?
Attingiamo alle scorte di pazienza, andiamo avanti…
Ed ecco l’ intervento illuminante!
Al fine di illustrare dimostrare in pratica le condizioni dei “poveri precari” viene chiamata a testimoniare una giovane rappresentante della categoria che prende il microfono e pressappoco testimonia cosi’:
“Sono specialista in ORL e sono specializzata nella rieducazione delle paralisi dei nervi cranici. Ho seguito corsi di altissima specializzazione, ed avevo ottenuto un contratto a termine presso l’ Ospedale X .
Dopo circa 2-3 anni il contratto non e’ stato rinnovato ed io sono rimasta senza posto.
E’ vero che con la mia specializzazione, lavorando privatamente, ho molto lavoro e guadagno piu’ di prima, ma io non voglio fare la professionista, voglio un contratto fisso in ospedale..”.
Me ne sono uscito un po’ frastornato: e’ questo il precariato che dovremmo proteggere? E’ per questo che l’ Ordine si sta dando tanto da fare? Per trovare il posto fisso a qualche poverino che non si accontenta di guadagnare tanto con la libera professione, magari togliendo il posto a qualcuno che invece e’ davvero senza lavoro?
Ma il medico, non e’ prima di tutto un professionista? E’ corretto equiparare la libera professione al precariato? Gli avvocati, i notai, gli architetti, gli imprenditori: siamo forse tutti un popolo di precari e non ce ne rendevamo conto?
Oppure… iniziative pubblicitarie in vista delle prossime elezioni ordinistiche?
Mah!
L’ inviato speciale