I MMG NON SIANO OBBLIGATI A LAVORARE IN NUOVE STRUTTURE
Lazio. Prosegue discussione sulle Case della Salute. Smi: “Mmg non siano obbligati a lavorare in nuove strutture” |
Dopo il tavolo tecnico della scorsa settimana, stamane un altro incontro in Regione in cui si è analizzata un’ipotesi di bozza. “Attenzione a non produrre progressivo ed inarrestabile indebolimento della rete degli studi dei medici di famiglia, con conseguente disorientamento degli assistiti”. |
20 GEN - Prosegue l’iter per l’attivazione delle Case della Salute. Dopo il tavolo tecnico della scorsa settimana, stamane in Regione si è svolta un’altra riunione operativa. Nell’occasione è stata discussa la bozza del decreto del commissario ad acta che dovrebbe essere firmato nei prossimi giorni. Nel corso dell’incontro è emerso che il testo conterrà l’obbligatorietà per Mmg di operare nelle Case della Salute. Un aspetto che ha registrato la netta contrarietà dello Smi. “Un obbligo inaccettabile imposto della regione Lazio che, per altro, non è affatto stabilito del ministero della Salute – ha tuonato il vicesegretario regionale del sindacato, Paolo Marotta - Se i Mmg fossero costretti a lavorare all’interno delle Case della Salute, si verificherebbe un progressivo ed inarrestabile indebolimento della rete degli studi dei medici di famiglia, con conseguente disorientamento degli assistiti”. Altro aspetto critico, secondo Marotta, è che le Case della Salute “dovrebbero garantire una importante opportunità di lavoro anche per i giovani medici precari eppure, all’interno del Dca, non è menzionata alcuna modalità di accesso per tale categoria”. Un punto da chiarire è poi quello inerente al modello organizzativo. “Le Case della Salute sono rivolte unicamente, al medico di assistenza primaria (medico di famiglia), come si evince dalla bozza del Decreto, o a tutti i medici di medicina generale (assistenza primaria, continuità assistenziale e medicina dei servizi), come previsto, invece, dal ministero della Salute? Riscontriamo, infatti, una grande confusione all’interno del Dca sul ruolo di queste figure professionali, che dovrebbe essere chiarito al più presto; anche perché, se l’accesso alle Case della Salute fosse rivolto solo al medico di assistenza primaria, si riscontrerebbe l’inammissibile esclusione di una parte dei medici convenzionati alla medicina generale (continuità assistenziale e medici dei servizi)”. Ulteriore critica è legata alla mancanza di adeguati spazi per i processi di informatizzazione. “Non si comprende come un progetto così ambizioso e complesso, come quello delle Case della Salute, non preveda un restyling complessivo e radicale dei sistemi di informatizzazione del sistema regionale”. In ultima analisi, il vice-segretario Smi-Lazio, conclude, avanzando una proposta: “Sarebbe utile e funzionale per l’assistenza territoriale e per decongestionare i pronto soccorso, una rete informatica ad hoc, che metta in collegamento le Case della Salute con le Unità di Cure Primarie (Ucp), con gli Ospedali e le Università. Un buon sistema informatico consentirebbe, con un semplice click, di ottenere l’accesso alla cartella clinica del paziente da parte di tutti gli operatori del sistema; nonché la possibilità di effettuare consulenze anche per via telematica”. |